Descrizione
"Oggi, ai bambini e ai ragazzi vale la pena raccontare questa storia, prima di tutto per il suo significato umano. È la più famosa storia di un figlio di migranti, che ha vissuto l’esperienza della clandestinità, della povertà, dell’essere parte di una famiglia “per cui non c’era posto”. Una storia che potrà forse più facilmente essere compresa da chi ha vissuto l’esperienza della povertà, del vivere in un rifugio precario, senza riconoscimento da parte della comunità, durante una migrazione forzata, com’è l’esperienza di alcuni, tra i figli di migranti".
𝘈𝘯𝘯𝘢 𝘎𝘳𝘢𝘯𝘢𝘵𝘢, 𝘥𝘰𝘤𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘶𝘯𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘪𝘵𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘗𝘦𝘥𝘢𝘨𝘰𝘨𝘪𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢𝘭𝘦