Dal Sai Palermo, lo sguardo sul capitale narrativo e un appello (raccolto) a “Con il Sud”

Il racconto dell'evento "Quinto capitale. Lo sguardo e le parole delle comunità accoglienti", svolto sabato 20 settembre 2025 nella sala Martorana di palazzo Comitini, a Palermo

Data:

21/09/2025

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Quinto capitale. Lo sguardo e le parole delle comunità accoglienti
Dal Sai Palermo, lo sguardo sul capitale narrativo e un appello (raccolto) a “Con il Sud”

Descrizione

C’è bisogno di uno sguardo che abbia innanzitutto l’intelligenza politica di decostruire il frame di odio che si polarizza ogni volta che si discute sul tema “accoglienza”, come ha detto Fabrizio Ferrandelli, assessore alle politiche giovanili e all’accoglienza migranti, aprendo il panel “Quinto capitale. Lo sguardo e le parole delle comunità accoglienti”, organizzato dal Sai Palermo e svolto nella sala Martorana di palazzo Comitini, a Palermo.
Bisogna dunque ripartire dalla narrazione dei fatti, tanti, che quotidianamente ognuno di noi fa per rendere possibile un’accoglienza di sistema come quella del Sai: «A partire dalla scelta che abbiamo da poco deliberato di proseguire i progetti Sai attivati fin dal 2014», ha precisato Ferrandelli indicando la strada dove sguardo e parole accoglienti si incontrano: quella della «riconnessione alla città» senza troppe mediazioni, per riascoltarci, rivederci, risentirci. Ricucendo fiducia, relazioni istituzionali e territoriali con un capitale sociale che a Palermo è fortemente ricco e vivace. Un “low profile”, dunque, che non fa rima con “timidezza istituzionale”, ma che rinvia ad una compostezza comunicativa come forma espressiva di scelte politiche e amministrative.

«Abbiamo voluto inserire nella governance dei progetti Sai del Comune di Palermo anche un professionista nella comunicazione proprio per consentire l’emersione del lavoro istituzionale e sociale che l’Ente locale e gli Enti del terzo settore stanno portando avanti da anni, a Palermo. Il Sai non è solo accoglienza di persone migranti, ma punto di snodo di collaborazioni e relazioni territoriali grazie alle quali ogni giorno promuoviamo processi di integrazione delle persone che accogliamo e questo lavoro di rete merita di essere raccontato», ha detto Angela Errore, responsabile di “Casa dei Diritti” e dei progetti Sai del Comune di Palermo, introducendo i lavori del tavolo.

“Quinto capitale” è un gruppo di persone che fra le pieghe delle azioni quotidiane del Sai Palermo ha incrociato le proprie strade decidendo che questo incontro dovesse essere una provoc-azione: una chiamata alla corresponsabilità narrativa affinché il capitale sociale riprenda consapevolezza del proprio valore e testimoni la propria storia, le proprie capacità, le proprie origini e il “movente ideale” che lo ha fatto nascere.
Su questa intenzione comune, si incontrano circa un anno fa Angela Errore, Anna Ponente, direttrice del Centro diaconale “La Noce”-Istituto valdese, Filippo Passantino, direttore de “Il Mediterraneo24”, e Gabriella Debora Giorgione, giornalista ed esperta comunicazione del Sai Palermo. Accanto al capitale umano, al capitale sociale, al capitale di economia sociale, al capitale ambientale, oggi è necessario mettere sui nostri tavoli la cura di un quinto capitale, quello narrativo. Da qui, il nome del gruppo di pensiero.

Tutto parte dal lavoro di co-costruzione della narrazione del Sai Palermo: una comunicazione che racconta le attività quotidiane di tutte le sedi del sistema di accoglienza Sai di Palermo e include sia chi è accolto, sia il lavoro e le professionalità di chi accoglie, sia la “vision” degli Enti gestori. Il tema narrativo scelto è quello “induttivo”: raccontare “semplicemente” e con un linguaggio “piano” cosa si fa e come lo si fa, lasciando al lettore trarre le deduzioni. Il metodo, quello di una rete costruita attraverso riunioni di coordinamento due volte al mese durante le quali i nodi comunicazione degli enti gestori si confrontano con l’esperta comunicazione del Sai Palermo sulla narrazione, le immagini, la direzione di senso e il senso della direzione del messaggio.
Oggi, la rete di comunicazione del Sai Palermo è oggetto di interesse di una ricerca da parte di alcuni studiosi dell’IRPPS-Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche-Cnr.

Questo lavoro di co-costruzione comunicativa tra Ente locale e Terzo settore ha fatto emergere l’urgenza di interrogarsi sul “capitale narrativo” di ciascuno seguendo una scia che arriva dal 2019 quando al Festival nazionale dell’economia civile insieme a Riccardo Bonacina si parlava di “comunicazione civile, sociale” e riprendendo Luigino Bruni si pensava di animare quanto prima una discussione su questo tema. Poi la pandemia ha fermato tutto. Poi l’incontro fecondo a Palermo con Angela Errore, Anna Ponente, Filippo Passantino e la nascita di “Quinto capitale” che ha chiamato in sala Martorana tutti i comunicatori e tutte le comunicatrici del Sai Palermo e la giovane redazione del “Sai Palermo Young” per parlarne insieme a Pino Ciociola, giornalista e inviato speciale di “Avvenire”; Matteo Scali, giornalista e coordinatore di “RBE–Radio Beckwith evangelica e Tv”; Claudio Geymonat, giornalista di “Riforma–L’Eco delle Valli valdesi”; Fabrizio Minnella, giornalista e responsabile comunicazione della Fondazione “Con il Sud” e dell’impresa sociale “Con i Bambini”.

È stata una intensa mattinata di riflessioni sulla comunicazione che per Anna Ponente è innanzitutto “relazione”. E se è vero che comunicare serve innanzitutto a raccontare le storie delle persone, allora la nostra responsabilità è farlo in modo tale da stimolare in chi le legge un cambiamento di sguardo e di pensiero, con particolare riguardo ai diritti sociali, alle disuguaglianze, ai bisogni reali delle persone. Parla di “consapevolezza”, Anna Ponente, richiamando il valore del racconto e i cinque princìpi-cardine che devono orientare la bussola narrativa perché la comunicazione sia consapevole, partecipata, etica, politica, trasformativa. E, come Angela Errore, richiama l’esigenza irrinviabile di inserire il segmento della comunicazione quale parte integrante del sistema di lavoro di ciascun Ente perché «Comunicare bene è un modo di dare valore a ciò che facciamo, di rendere visibile l’impegno e il senso di ciò che costruisce ogni giorno la propria comunità», ha detto Ponente prima di concludere che «Le trame narrative sono fili diversi che si intrecciano. Ognuno porta la sua voce, la sua storia, il suo punto di vista. Una trama che si rinnova ogni giorno e che ha bisogno di tutti per crescere». Il “capitale narrativo”, appunto.

Ampia panoramica sulla comunicazione valdese, quella di Claudio Geymonat, che ha raccontato la difficile narrazione dei progetti sociali finanziati con l’8 per mille anche a causa della diffidenza sulla reale destinazione dei fondi donati: «C’è voluto un grande lavoro di narrazione e disseminazione per creare una “fiducia” sul nostro operato», ha spiegato.

A Pino Ciociola, inviato di Avvenire sui luoghi dei terremoti, delle alluvioni, dei crolli delle scuole, che con i suoi reportage video ci porta nella vita quotidiana delle difficoltà e delle disabilità, il compito di scuotere la platea: «Non si racconta “da fuori”, bisogna sporcarsi le mani e le scarpe, bisogna abbracciare una persona senza dimora che magari non si lava da dieci giorni, bisogna “stare” nei luoghi e nelle vesti di chi ha appena perso tutto, bisogna respirare, annusare, vivere una disabilità per poter raccontare davvero una storia, anzi una persona. E soprattutto, non mentite mai, perché la verità prima o poi emerge e voi e il vostro racconto avrete perso per sempre la credibilità, facendo del male a chi soffre e a chi quella sofferenza la racconta davvero», ha detto in piedi, guardando tutti e tutte, emozionandosi.

Ha parlato di “appercezione”, Debora Fileccia, pedagogista, referente comunicazione della Fondazione "don Calabria", uno degli enti gestori del Sai Palermo, quando ha descritto l’impatto del lavoro di un anno nella rete di comunicazione del Sai Palermo: «Qualcosa in più rispetto a quello che è un semplice apparire di un post, di una narrazione, qualcosa di molto più concreto, che si va costruendo, anzi co-costruendo. L'esperienza di questo anno ci ha permesso di riflettere su questo, sull’importanza di narrare quelle che sono le storie dei nostri ragazzi, quelle che sono le esperienze, perché questo diventa tassello importante, non solo per la comunità tutta, ma diventa un tassello importante per la costruzione di questo capitale narrativo che è fondamentale».
Leggi qui tutta la riflessione di Debora Fileccia: https://sai.comune.palermo.it/novita-det.php?id=239&pageId=178

«Le parole comunità e comunicazione condividono la stessa radice», ha detto Matteo Scali raccontando la genesi di Radio Beckwith e il lavoro degli ultimi dieci anni con l’immagine e la metafora dell’iceberg della comunicazione diviso tra emerso e sommerso e della radio che si è mossa “a pelo d’acqua”: «Da qui siamo partiti per costruire una prospettiva nuova del nostro essere radio comunitaria. Abbiamo scelto di lavorare a partire dai margini, che rappresentano potenti punti di incontro tra le diversità, e di sostituire alla prospettiva del selfie un'idea di empowerment dell'auto narrazione delle persone e dei territori». E sul capitale narrativo, Scali è diretto: «Ragionare di capitale narrativo oggi vuol dire anche mettersi alla ricerca di strade collettive che, in un mondo di algoritmi, possano fungere da pietre d'inciampo nella diversità, permettendo l'emersione dei potenziali di racconto delle comunità».

Silvia Cucina, che di professione fa l’educatrice per la Cooperativa "Libera...mente", uno degli enti gestori del Sai Palermo, voce emozionata, ha brandito con coraggio il microfono e ha espresso la sua: «Far parte del Coordinamento comunicazione del Sai Palermo mi ha dato la possibilità di fare un viaggio introspettivo sul nostro lavoro. Molto spesso la quotidianità che viviamo ci chiude in un circolo in cui diamo tutto per scontato, ma questa "responsabilità" che abbiamo deciso di assumerci, attraverso gli strumenti di un cellulare e di qualche riga che ci racconti, ha avuto un rimbalzo positivo sul nostro lavoro. Questa "palla" che abbiamo lanciato per mostrarci al di fuori è come se fosse rimbalzata dentro. Sto imparando ad avere uno sguardo differente, più critico e imparziale sul lavoro in comunità che spesso ci totalizza». 
Leggi qui tutta la riflessione di Silvia: https://sai.comune.palermo.it/novita-det.php?id=240&pageId=178

Filippo Passantino racconta il capitale narrativo della sua impresa sociale, “Il Mediterraneo” che ha investito tutto nella comunicazione per generare impatto sociale e quindi con l'intento di creare un cambiamento nella comunità: «Cerchiamo di misurare il nostro capitale narrativo con la valutazione d'impatto. Con l'informazione del nostro giornale online, ilmediterraneo24.it, e della nostra piattaforma di condivisione video, terramatta.tv, lavoriamo a migliorare numero di accessi, partecipazione e qualità dei contenuti. Con la formazione che realizziamo nei nostri laboratori di giornalismo e comunicazione sociale cerchiamo di accrescere le competenze maturate nei partecipanti. L'obiettivo più grande è poi l'impatto sulla comunità. In quest'ottica la possibilità di mettere i nostri strumenti e le nostre competenze a servizio dei ragazzi del Sai Palermo è una delle forme di piena realizzazione del nostro lavoro», ha detto il giornalista del Sir.

Djoulafa Traore ha da poco compiuto 18 anni, vuole studiare e collabora con la redazione giornalistica del Sai Palermo Young. Saluta la sala, parla di lui, dei suoi sogni e di quanto sia felice di essere qui a Palermo, di fare un tirocinio come ottico e di come si senta “a casa” nella sede “Stellaria” del Sai Palermo o quando passa qualche giorno con la famiglia della sua tutrice. Sorride e coinvolge tutta la sala nel suo entusiasmo argentino.

Quando Fabrizio Minnella si è seduto al tavolo della sala Martorana non immaginava che da Palermo sarebbe ripartito con una “lettera virtuale” scritta dal Quinto capitale alla Fondazione “Con il Sud” e all’impresa sociale “Con i Bambini” dei quali egli è responsabile comunicazione. Oggetto della lettera: la richiesta di un maggior rilievo della comunicazione all’interno dei progetti finanziati, di una valutazione d’impatto dei progetti che preveda anche una seria valutazione del segmento della comunicazione e della disseminazione dei risultati, una maggiore e approfondita analisi dei piani di comunicazione scritti nei formulari dei progetti anche e soprattutto nella loro relazione con gli obiettivi e la rete dei partenariati. Con la sua eleganza personale e istituzionale, Minnella ha accolto l’invito promettendo di portare “la lettera” al presidente Stefano Consiglio e raccontando che su questo da tempo sia “Con il Sud” che “Con i Bambini” hanno implementato le richieste nella presentazione dei progetti, a partire dalla obbligatorietà di avere, quale responsabile della comunicazione, un giornalista iscritto all’Albo. E naturalmente ha ripercorso l’ampia storia di “Con il sud” e il coraggio di tante scelte fatte proprio in tema di comunicazione perché «Troppo spesso è proprio la narrazione che determina i fatti» e quindi è necessario che ciascuno di noi prenda «una chiara posizione rispetto ad alcune narrazioni che non si possono accettare», ha sottolineato.

Ha ragione, Minnella: il valore aggiunto di questo 20 settembre è stata quella sala piena di persone che sono rimaste lì, sedute, ad ascoltare partecipando con gli sguardi, i commenti labiali, le teste che annuivano o gli sguardi che esprimevano qualche perplessità. Un pubblico vivo, non “per forza” o “per dovere”, partecipante, in un sabato caldissimo di fine settembre che normalmente a Palermo passeresti a Mondello. Una sala Martorana piena di chi ha voluto esserci perché crede in un valore nuovo, un cambiamento possibile che parte, innanzitutto, proprio dalle parole di Debora e Silvia: imparare ad avere uno sguardo differente.

Gabriella Debora Giorgione

Ultimo aggiornamento: 21/09/2025 15:15

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