Descrizione
«Io ti accolgo fratello. Con i tuoi occhi grandi pieni di paura e coraggio, ma soprattutto di speranza», E.F.
«Osservando questa foto, provo una profonda emozione, un intreccio di sentimenti che spaziano dalla gioia alla riflessione. Ogni volto che appare in questa immagine racconta una storia unica, spesso segnata da difficoltà e sacrifici, ma anche da un’incredibile forza interiore. Vedere questi ragazzi sorridere e condividere un momento di spensieratezza mi ricorda quanto sia importante offrire loro un ambiente sicuro, accogliente e ricco di opportunità. Lavorare con loro significa entrare in contatto con culture diverse, con esperienze di vita complesse e con sogni che, nonostante le avversità, restano vivi. Questa foto rappresenta per me non solo un ricordo di una giornata trascorsa insieme, ma anche un simbolo del percorso che stiamo facendo: un cammino fatto di ascolto, supporto e fiducia reciproca. Non è solo un lavoro, ma un’esperienza umana profonda che mi insegna ogni giorno il valore dell’incontro, della resilienza e della speranza. Ogni piccolo passo avanti, ogni sorriso ritrovato, è un segnale che, nonostante tutto, un futuro migliore è possibile».
E.V.
«I nuovi ragazzi mi hanno trasmesso un’immensa gioia e una profonda tenerezza. Pensare a tutto ciò che hanno vissuto e vederli lì, pieni di speranza, è toccante. Ognuno di loro ha dei filtri, ognuno di loro porta con sé una storia, un vissuto che li ha segnati. Alcuni lasciano trasparire il proprio passato nei gesti e negli sguardi, altri sorridono continuamente, forse per allontanare il peso di ricordi difficili. Il loro modo di essere è anche un modo di proteggersi dai pensieri dolorosi che inevitabilmente li accompagnano. Ciò che più mi ha colpito è la loro incredibile voglia di imparare, soprattutto la lingua, perché è attraverso di essa che possono iniziare davvero una nuova vita. Lo studio diventa per loro una via di fuga, un’opportunità per evadere e costruire un futuro migliore. Forse sono io a vedere oltre, ma “Casa Gambia” non è solo un insieme di appartamenti in un condominio, ma un insieme di luoghi di accoglienza per ragazzi con il cuore infranto, giovani che hanno lasciato i loro cari inseguendo la speranza. Questo per me non è solo lavoro: io vivo quelle ore come “casa”. Sono avvolta dall’affetto, immersa in un ambiente che per me è più di un semplice posto di lavoro: è una famiglia, anche nei giorni più difficili».
E.S.
«Riaprire Casa “Gambia” dopo lo stop è stato un mix di emozioni. Da un lato, la voglia di ripartire, di accogliere di nuovo ragazzi con le loro storie e costruire insieme un nuovo equilibrio. Dall’altro, un po’ di quella normale incertezza che c’è ogni volta che si ricomincia qualcosa: chi arriverà? Come si troveranno? Come sarà questa nuova fase? Alla fine, quello che conta è che la casa è ancora “viva”. Ogni nuovo arrivo porta con sé sfide, ma anche opportunità di crescita per tutti, operatori compresi».
S. M.
«Riparte l’amore perché alla fine restare è voce del verbo amare. Emozioni al cento per cento! Grazie ai nostri nuovi ragazzi sfidiamo l’oggi per un domani migliore»!
F.D.