Descrizione
La mia formazione accademica e questa professione, in un contesto storico estremamente complesso, mi hanno dato la possibilità di riflettere sul tema dell’accoglienza e della convivenza della diversità nell’ottica di una possibile evoluzione e crescita comunitaria.
Credo fortemente nella possibilità di ciascun essere umano di poter sviluppare il proprio potenziale di vita traendone un senso, credo nella relazione significativa fra esseri umani, nella mediazione quale valore imprescindibile nel lavoro di ‘cura’ e ritengo che il lavoro sinergico fra tutti gli operatori del sistema è in grado di fare la differenza nella vita dei minori che accogliamo i quali hanno diritto non soltanto a ricevere protezione e supporto ma anche ad essere ‘sognati’. Nella forza del sogno e dell’immaginazione esiste una potente risorsa educativa: essere immaginati dà forza e senso. E soprattutto stimola il fondamentale motore della volontà, senza cui nessuna crescita evolutiva è possibile.
Nel lavoro educativo, per me, rimane maestro il poeta e sociologo Danilo Dolci il quale, attraverso la poesia, ha delineato un principio pedagogico che è tuttora il mio daimon: educare alla complessità, “senza nascondere l’assurdo che è nel mondo”, in primis a sé stessi. Un buon lavoro educativo, nella mia peculiare visione, è in sintesi il frutto di una buona capacità di osservazione priva di giudizio - tanto all’interno quanto all’esterno, e viceversa - di riflessione e di maturazione di un punto di vista individuale, critico divergente.
Accettare l’assurdità che è nel mondo è prerogativa della dimensione adulta dell’esistenza, porsi in un’ottica di dialogo con esso è la naturale conseguenza di quella genitoriale, nella piena consapevolezza del riconoscimento del potere insito nella cura e nella mediazione, quali strumenti imprescindibili nella co-costruzione di futuri diversi e possibili all’insegna del rispetto, dell’amore e della pace.
C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
Danilo Dolci